giovedì 24 maggio 2018

Historiando

Viaggio di istruzione a Taranto delle classi seconde della Scuola Secondaria di I Grado “ Luigi La Vista”.

Historiando è un  percorso che si snoda per la Città vecchia seguendo le tracce delle Mura Greche, con
sbarco e passeggiata sulla “RINGHIERA” verso il Castello Aragonese.
La visita al Castello è stata a cura della Marina Militare, seguita dall’ escursione in barca con la  JONIAN DOLPHIN CONSERVATION.


Jonian Dolphin Conservation è un'associazione di ricerca scientifica finalizzata allo studio dei cetacei del Golfo di Taranto nel Mar Ionio Settentrionale. Profondi conoscitori dell'ambiente marino nei suoi aspetti più disparati, i componenti del gruppo di lavoro mettono le loro esperienze ed attitudini a disposizione della ricerca. J.D.C. è specializzata nella gestione di progetti marini con particolare focus sullo studio dell’impatto ambientale; svolge attività di dolphin watching coinvolgendo turisti e cittadinanza a bordo delle sue BARCHE.
È una delle 20 eccellenze nazionali scelta per rappresentare la Regione Puglia ad Expo 2015.
Nel 2013 si è classificata al 1° posto nella sezione “Ricerca scientifica ed innovazione tecnologica” del Sea Heritage Best Communication Campaign Award, riconoscimento internazionale per tutti i soggetti - pubblici e privati - che hanno sviluppato progetti o interventi per la valorizzazione, la promozione e la divulgazione del patrimonio marittimo.
























































martedì 22 maggio 2018

Luigi La Vista, il patriota e lo scrittore.

LUIGI LA VISTA
GIOVANE PER INGENUITÀ E BONTÀ D’ANIMO,
GIÀ MATURO PER ECCELLENZA D’INGEGNO
E PER I FORTISSIMI STUDI,
CONSCIO DI SUA FUTURA GRANDEZZA
NON DUBITÒ DI DARE ALLA PATRIA
PIÙ CHE LA VITA IL SUO AVVENIRE.
TANTA PERDITA
È MAGGIORE DI OGNI CONFORTO
FORSE ASCIUGHEREMO LE LACRIME
QUANDO POTREMO RICORDARE CON GIOIA
IL GIORNO INFAUSTO DELLA SUA MORTE.
(Elogio funebre di Francesco De Sanctis da “Memorie e scritti di Luigi La Vista”  raccolti e pubblicati da Pasquale Villari nel 1863)

Ricorre quest’anno  il 170° anniversario della morte di Luigi La Vista (29 Gennaio 1826 – 15 Maggio 1848), per l’occasione si sono svolte tra il 14 e il 15 Maggio scorsi, due manifestazioni per ricordare la figura di Luigi La Vista, personaggio storico che dà il nome al nostro Istituto Comprensivo.
Il primo giorno, gli alunni della scuola primaria si sono riuniti in aula magna per ascoltare il risultato delle ricerche condotte dagli allievi delle classi quinte, i quali hanno evidenziato la modernità di La Vista, in merito alla sua idea di Stato e di società, ma anche rispetto alla sua sensibilità più intima, riscontrata nei suoi scritti in prosa e in versi. Diversi i punti di contatto messi in luce nel confronto tra le idee teorizzate da La Vista e la nostra Costituzione.
Il secondo giorno, è stata la volta degli studenti della scuola secondaria di primo grado. Essi hanno realizzato un lavoro di approfondimento storico, analizzando il personaggio La Vista alla luce della cornice politica e culturale nella quale si era andato formando il suo pensiero, senza tralasciare, però, i tratti peculiari della “persona”. È stato rimarcato, infatti, il suo essere “giovane”, a voler sottolineare quanto il contesto storico, oltre all’ambiente sociale nel quale si viene educati, incida fortemente sulla maturazione individuale, quindi, sui diversi significati che si possono attribuire a termini come <<giovane, ideale, rivoluzione, eroe>>, a seconda del periodo in cui questi vengano considerati.
In entrambe le giornate, è stato proiettato un cortometraggio realizzato proprio nella scuola a lui intitolata, un piccolo omaggio a una figura da riscoprire e far conoscere, nella consapevolezza che coltivare la memoria del passato aiuti a comprendere meglio tanti tratti del presente.
Andrea Galgano, in un articolo pubblicato sul quotidiano “Roma” il 10/05/2018, ha ben sintetizzato i tratti del personaggio e il clima dell’epoca.
Luigi La Vista: breve luce e oscurità

di Andrea Galgano

L’opera di Luigi La Vista (1826-1848) è la folta espressione di un generoso entusiasmo, racchiuso in un una vitalità patriottica, raccolta in una tensione dialettica. La sua breve consumazione esistenziale si spegne tra le barricate in piazza della Carità a Napoli il 15 maggio 1848, fucilato dagli svizzeri borbonici, sotto i disperati occhi del padre, dopo aver firmato con un alto proclama un appello a Ferdinando II, perché ripristinasse la Costituzione del ’20, salvo poi ritirarla e reprimere ogni forma di ribellione, come scrisse Pasquale Villari. Nato a Venosa il 29 gennaio 1826, compì gli studi nel seminario di Molfetta, raccontando della sua «vita di dolori e di sconforti senza causa, di noie e di servitù». Ciò che delineò il suo trauma fu la perdita della madre, nel 1832: origine di una mancanza folle e di una squadernata attitudine. Subito dopo, su permesso paterno, si recò a Napoli, dove frequentò dapprima la scuola di giurisprudenza di Roberto Savarese, che però abbandonò dopo un anno («Dimani cominceranno le lezioni di giurisprudenza… È lo stesso che rinunziare ai miei studi prediletti, a cui forse la natura mi aveva predisposto, ed a cui la fortuna mi ha rapito. Addio, filosofia, storia, letteratura; addio, discussioni, conversazioni, passioni letterarie e filosofiche. Dimani, una mano sul cuore, una maschera sul volto; innanzi a me il “Corpus Juris”, il codice, i quaderni della scuola», scriverà), per passare alle lezioni private di Francesco De Sanctis, che tenne in Vico Bisi. È l’inizio di una folgorazione, non solo per la capacità del suo maestro ma per l’allargamento di una scoperta e del nutrimento dell’anima: Leopardi, Manzoni, la grande letteratura europea dell’800 e non solo dove le lotte di Goethe, le atmosfere ammantate di Lamartine, le ribellioni spasmodiche di Byron e prima ancora le sproporzioni di Pascal, che svela «eloquentemente la bellezza dell’uomo, ne rappresenta la grandezza colla sublime malinconia» e le pieghe moraliste e minuziose di Vauvenargues, nelle sue calibrature sulle passioni umane rappresentarono lo snodo della bellezza e il germoglio di un talento precoce, la cui vita fu spezzata troppo presto, come ricordò lo stesso De Sanctis nell’epigrafe funebre: «Luigi La Vista / giovane per ingenuità e bontà d’animo / già maturo per eccellenza d’ingegno / e per fortissimi studi / conscio di una sua futura grandezza / non dubitò di dare alla patria / più che la vita il suo avvenire. / Tanta perdita / è maggiore di ogni conforto». Pasquale Villari, a tal proposito, ricordò: «Quando egli leggeva o parlava, i compagni lo ascoltavano quasi con devozione; un silenzio profondo si faceva nella scuola, ed il maestro immobile sulla cattedra, lo guardava con una compiacenza che non poteva nascondere. La sua parola armoniosa, chiara, eloquente manifestava un intelletto pronto a salire nelle più alte speculazioni della filosofia, innamorato del bello coll’ardore d’un poeta. E la bontà dell’animo suo, che traspariva dagli occhi del volto, da tutto; dava ai suoi pensieri un certo affettuoso entusiasmo, che ci rapiva prepotentemente». La malattia dell’Infinito, come giustamente annota Giovanni Caserta, è il segno segreto di un’eco di inappartenenza, di rischiarata finitudine, che avvertendo il limite, cerca di sfoltirlo per inseguire ciò che colma: «O mare, o stelle, lasciate che io mi sazii della vostra vista, domani, uscendo dalla campagna, cercherò invano cogli occhi avidi, l’aspetto sacro del mare; voi, o stelle, mi apparirete ancora, ma senza amore, senza sorriso…». I suoi scritti, pubblicati postumi nel 1863, poco dopo l’Unità d’Italia, Memorie e scritti, a cura di Pasquale Villari e poi uno Scritto Inedito (1914), curato da Benedetto Croce e l’importante Diario (1987, a cura di Antonio Vaccaro), e poi racconti e varie liriche di occasione gettano un fuoco di luce vera sulla importanza, come testimoniato anche dal progetto di una storia della letteratura, che tenta di riannodare «la biografia alla storia, l’uomo al tempo». I suoi studi affrontano i percorsi storiografici che dall’antichità muovono i passi fino alla modernità: le frammentazioni dipinte di Erodoto, la sobria chiarezza di Senofonte in tutta la sua peculiarità «incantevole», la raccolta sapienza di Plutarco unita allo studio e alla dedizione, che lega di lievissimi accidenti e fatti «senza critica e distinzione» in una apologia dell’umanità, Tucidide, che brilla di contemporaneità e costante naturale di realtà che ritrae il tempo, le proporzioni piacevoli di Livio e il suo poema storico, i dettagli antichi di Dionigi di Alicarnasso che ridestano la originaria nobiltà romana, Tacito che «scolpisce i caratteri» e Sallustio «che li disegna, li dipinge, li colora», si spingono fino ai moderni Guicciardini, Sarpi e all’ “utilità” di Machiavelli, e poi Vico, Herder, Hallam, Bossuet, Gibbon. La Vista attinge profondità e giudizio anche da Thierry e J.-C.-L. Simonde de Sismondi, con le sue analisi di economia politica e storia delle repubbliche italiane, ammira Voltaire e Rousseau e guarda con lucidità alla Storia di Napoli, alle sue dure sorti, all’impossibilità dello stato sociale, al dominio ferreo sul popolo. L’introspezione, la malinconia, lo struggimento, il fatalismo mortale e l’amore per Marianna Bagnoli, celata sotto pseudonimo (Virginia) e analogia, dipingono lo sguardo di un orizzonte di possibile felicità che annota istanti densi e corse impossibili, dove la memoria torna alle origini e alla bellezza della propria natalità: «acque, vigne e uliveti, giardini e pascoli, e sopra tanta varietà di bellezza il Vulture, montagna azzurra disegnata sopra una vasta pianura terminata dal mare. I nostri contadini faticano e sudano, docili e pazienti, sei giorni della settimana, il settimo si ubbriacano. Sogliono dire che chi non si ubbriaca, non è uomo. Interrompono con due o tre ore d’imbriacatura i guai e le oppressioni della vita. Sapienza meravigliosa; godono e cessano di patire negli intervalli dell’assopimento e si liberano della tentazione del suicidio, gustandolo e preparandolo lentamente e inconsapevolmente». Lo Studio sui primi secoli della Letteratura italiana, dedicato al padre, avvia l’analisi di Dante, che congiunge il movimento del mondo in un tempo di amore e ferocia, cercando di accordare «l’antica grandezza colla moderna libertà», si congiunge alla feconda interiorità di Petrarca che sorvola il suo tempo, nella temperata esperienza affettiva, sfiorando delicatezze e onori, a Boccaccio, il cui Decamerone, quadro comico e beffardo, diventa il nido di gentilezza e di vizio, a Poliziano, idolatra dell’antico diventato nuovo, fino alle inquietudini di Vittoria Colonna e alle squisitezze naturali di Pindemonte. L’idea di nazione e di storia, se da un lato, affermano la fratturata composizione politica italiana, dall’altra creano un profilo lirico peculiare, in cui la letteratura, prodotto della nazione, determina individualità che si appoggiano indistintamente ai tempi e alle opere. Anche nei Pensieri, le annotazioni recano impressioni, appunti e frammenti, come se fosse una salvazione imprecisa e un recupero. Qui si rinviene la sua costante lucidità e la bellezza che incontra, la meraviglia e lo stupore, l’agitazione e il tormento, l’amore per Leopardi, che riporta all’irriducibilità sacrale dell’infinito alla estrema incompiutezza del vivere, come pensiero d’altrove e fremente oscurità che raggiunge l’ideale in una unione inscindibile: «Molti parlano dell’imitazione della natura, ma non tutti la intendono nello stesso modo. Dal reale salire all’ideale, o perfezionare la natura, è l’opinione combattuta da noi: nel reale scoprire l’ideale, o sorprendere nella natura che lo circonda l’idea della sua mente, è il privilegio dell’artista.[…]Vi è un ideale in tutto, nella storia, nella scienza, nell’arte, perché in tutte le creazioni dell’uomo è una parte sovrumana; l’ideale è il bisogno dell’umanità […]. L’ideale è lo scopo della civiltà; senza ideale il progresso e il perfezionamento sono impossibili; l’amore e la bellezza sono gli occhi della civiltà, come la scienza e l’industria ne sono le braccia […].»











Il pensiero dei nostri studenti: Camilla
LUIGI LA VISTA: da presenza inquietante ad …uno di noi!
Quando mi sono iscritta alla scuola secondaria, mi sono spesso chiesta il perché fosse intitolata a Luigi La Vista ma soprattutto “chi fosse Luigi La Vista”. Non avevo mai associato questo nome ad una persona in carne ed ossa! Per me Luigi La Vista era semplicemente un edificio scolastico, quello che di lì a poco sarebbe diventata “La mia prigione”. Quando ci ho messo piede per la prima volta, mi sembrava immensa, quasi una navicella spaziale che stava per prendere quota. Sarebbe cominciato un viaggio affascinante nel nuovo mondo che mi apprestavo a scoprire! La prima cosa che mi ha colpita entrando, è stato questo mezzo busto che sembrava seguisse ogni mio movimento; era inquietante! Mi sentivo osservata, giudicata, come se stesse dicendo “entra, entra, da questo momento comando io!Lasciate ogni speranza voi che entrate… ma non era stato Dante a proferire queste parole? Che confusione, ma chi è questo, che vuole?”.
Ciao Camilla? Come stai? Hai visto che piacevole sorpresa? Siamo nella stessa classe, sei contenta?
Certo Matteo, sono contentissima! Ma non avevi deciso di iscriverti alla “bipppp”? Sembravi molto convinto della scelta!
Sì, hai ragione, ma alla fine i miei genitori hanno deciso di iscrivermi qui.
Senti, aiutami, è la mia impressione o realmente gli occhi del mezzo busto ci stanno osservando?
Ma Camilla, stai bene? Capisco che è il primo giorno di scuola ma mi sembra che tu abbia le allucinazioni!
Matteo, sarà la paura ma…
Era già cominciata male e da quel giorno ogni mattina, al suono della prima campana, quando mi toccava entrare, mi guardavo bene dal passare accanto a quel busto impietrito che troneggiava nell’atrio della scuola. Un giorno la professoressa di italiano cominciò a chiedere ad ognuno di noi se sapevamo chi fosse Luigi La Vista a cui la nostra scuola era stata intitolata. Devo confessare che nessuno seppe dare una risposta precisa e scese un silenzio rimbombante. “Come ragazzi, non sapete che è Luigi La Vista?”, disse con incredulità la prof! E’ come dire che vi piace la musica di Rocco Hunt ma non l’avete mai ascoltata!
“Mah, che paragone ha fatto la prof!”, ho pensato tra me e me.
La prima cosa che ho fatto quando sono tornata a casa è stata quella di cercare notizie su Rocco Hunt, non è vero… scherzo, su Luigi la Vista. Immaginavo che la vita di questo personaggio fosse importante e avventurosa, ma non fino a questo punto!
Tre sono le parole che risultano strettamente correlate a questo nome: pensatore, poeta e patriota, tre cariche di profondo significato.
Era un ragazzo apparentemente come tanti altri, era quasi uno di noi, bello fino all’inverosimile. Di lui ho letto che era di una bellezza dai contorni piuttosto teutonici: un volto roseo, una chioma bionda e lunga e degli occhi brillanti e azzurri. Era timido tanto che non riuscì mai ad uscire allo scoperto e a dichiarare il suo amore alla giovane donna di cui si era innamorato. Che peccato, se fosse vissuto ai nostri tempi wa gli avrebbe di certo semplificato la vita!
Sì, uno di noi, un nostro conterraneo, infatti nasce a Venosa nel 1826 e la sua vita sin dall’inizio è funestata da eventi catastrofici, primo tra tutti la morte della madre.
Uno di noi, sfigato in un certo senso anche in amore. Basti pensare che il fratello sposerà, per volere del padre, proprio Marianna, la bella bruna di cui Luigi si era innamorato e a cui non aveva avuto il coraggio di dichiararsi.
Uno di noi perché non può fare quello per cui realmente si sente portato e cioè coltivare gli studi filosofici e letterari, ma per volere del padre segue gli studi di giurisprudenza. Come quando dico a mia mamma “mi piacerebbe tanto diventare archeologa…” E LEI MI RISPONDE “MA CHE VUOI MORIRE DI FAME, FAI LA DENTISTA!”
Arrivo al punto della sua biografia in cui si parla di La Vista patriota. Beh, qui non mi viene spontanea l’associazione “uno di noi”! Ha combattuto durante la prima guerra di indipendenza, ha combattuto perché si riconosceva nella sua patria e liberare la patria dagli oppressori significava vivere da uomo libero.
Combatte ardentemente in nome di quella che un secolo dopo sarebbe diventata la nostra Costituzione e muore perché allora il senso di appartenenza alla patria era molto sentito.
No, per questo La Vista non è uno di noi! Cosa vuol dire combattere per la propria patria, per la propria libertà?
No Camilla, non sono d’accordo! La Vista è uno di noi! Ma forse non combattiamo ogni giorno per sostenere i nostri diritti? Quando diciamo “io la penso così” non possiamo ritenerci fortunati perché abbiamo realmente la possibilità di esprimerci liberamente?
Quando a scuola la prof ci assegna il tema e dice “riporta le tue considerazioni”, non siamo fortunati perché ritenuti in grado di esprimere il nostro parere?
Luigi L a Vista ha combattuto imbracciando un fucile contro l’oppressione, contro lo straniero. Noi oggi combattiamo senza armi contro l’indifferenza e lo straniero lo accogliamo in nome della fratellanza.
Oggi la scuola volge al termine. Quella che prima avvertivo come presenza inquietante nell’atrio della scuola è diventato mio amico. Ho imparato a conoscerlo, ne ho apprezzato il valore e la profondità d’animo, il coraggio e il sacrificio.
Olivier buongiorno, oggi è il nostro ultimo giorno di scuola!
Vero Camilla, non ci posso credere, è volato il tempo. Ti ricordi quando il primo giorno mi dicesti che ti sentivi osservata dal busto nell’atrio! Hai ancora le allucinazioni?
No Matteo, sono stata veramente una sciocca! Ho scoperto che Luigi La Vista è stato veramente un grande uomo e dovremmo essere fieri di frequentare la scuola a lui intitolata!
LA CAMPANA SUONA PER L’ULTIMA VOLTA…E’ FINITAAAAA
Grazie Luigi La Vista, sei veramente “uno di noi”.





























Il dono di Luigi

Backstage

(Buona la prima)